- Dormite? - ella domandò, piano, entrando sotto l'arco della tenda che l'avviluppava in sè come un mantello d'antico e fosco velluto. Avevo inteso il rumore de' suoi passi nell'altra stanza, il fruscìo della sua gonna sul tappeto, ma fingevo di sonnecchiare davanti al caminetto, con un libro aperto su le ginocchia.
- Dormite? - ella ripetè, avvicinandosi e protendendo il capo, quasi per meglio discernermi nella semioscurità della stanza.
- No, stavo pensando, - le risposi con una voce rapida, che a mio malgrado tradiva l'impazienza di averla così a lungo attesa.