"femmina inquieta e vagabonda", così viene definita Teresa d'Avila; lei lo sa ed in una lettera confessa che di lei hanno detto che é "una vagabonda ed una inquieta". Oggi possiamo definire Teresa una "andariega di Dio", una camminante di Dio. E ci piace come modello di iconografia per oggi, rimandare all'immagine di Teresa in cammino, con il bastone e la bisaccia, come appare nella statua di Cruz Solís davanti alle mura del Carmelo dell'Incarnazione ad Avila.
Per Teresa la vita è un cammino, la preghiera l'itinerario dei servi dell'amore, e la santità un vero cammino di perfezione.
Nel Castello Interiore, dove alla profondità e alla bellezza della metafora o simbolo del Castello, con le dimore sempre più interiori, corrisponde anche la dimensione di un itinerario, insieme verso il centro dell'anima dove Dio abita, e verso l'interiorità della persona, ma anche nella estroversione dell'amore del prossimo.
Le sette mansioni sono come sette tappe di questo cammino, sette giornate intense della via della santità umana. Al centro di tutto il libro troviamo la persona umana, con la sua vocazione ed il suo destino, le sue possibilità concrete di realizzazione. Si tratta di una vera antropologia, in quanto il libro si apre con la visione della vocazione della persona umana, nella duplice realtà della sua destinazione divina, cioè il progetto di Dio, e della sua situazione esistenziale.
Teresa ci offre una testimonianza di come sia possibile trovare una strada individuale verso la santità, ideale di ogni persona che voglia vivere la sua vita in una dimensione esistenziale alta e di grande profondità spirituale.